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Archive for the ‘cartoline’ Category

Una testimonianza dei miei viaggi nel mondo virtuale di Second Life. Cartoline da spedire agli amici, semplici saluti o pagine di un  diario da condividere con chi, ancora oggi, sa amare le piccole cose della vita. Immergersi in un quadro, volare in un’isola che appare e scompare, giocare a scacchi in una scacchiera virtuale, guardare attraverso una finestra, una parete, giocare con le bolle di sapone, salire su un cavallo alato, confondersi tra una siepe di fiori azzurri.

Ancora oggi se entro in Second Life nella biblioteca abbandonata di Archimedix Bulan trovo le mie cartoline e mi siedo, sola, su uno dei cuscini della gradinata che accoglieva gli ospiti, e mi rammarico del tempo che fugge e porta via con sè i miei pensieri più cari.

Ora in questa antologica,  nella Galleria di Paolino Szczepanski, le ho riproposte accanto alla città blog. La figura di Archimedix, unico quadro fisso,  sembra sorvegliare con occhi saggi i miei innumerevoli autoscatti: 5 monitor alternano immagini vecchie e nuove.

Gli ultimi lavori denunciano  “l’ inquietudine di Sarima Giha” , altri rispecchiano la vita liquida dell’avatar e la mia.

 

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prosegue

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Mi sono ritrovata nel mio vagabondare dentro una foresta. Raggi di luce azzurra mi circondavano e sono rimasta a lungo a giocare con questi riverberi che cambiavano direzione e densità ad ogni mio movimento. Mi immedesimavo negli alberi ed il cielo pareva scendere a colorare la natura, il mio volto, la mia veste. Poi venne la danza.. La rapsodia in blu di Gershwin mi accompagnava. E come avatar senza peso, puro involucro, volavo al di sopra o al di sotto della scena.

Poi i ricordi mi entrarono dentro prepotenti e mi apparvero splendidi azulejos, lucide maioliche monocrome, viste nei parchi, nelle case, nelle chiese di Lisbona, quando nel 1990 ero nella capitale del Portogallo con una mostra dal titolo “il vuoto meraviglioso”. Poi ecco le trasparenze del mare della Sardegna, nelle piccole spiagge attorno a Calasetta, ora la visione di iceberg, blocchi di ghiaccio di un azzurro intenso, che scendono dai ghiacciai dell’Islanda fotografata magistralmente da Core Tatham e infine gli occhi blu profondo del nonno Peppino e gli occhi chiari cerulei trasparenti di Terence Hill nel film Più forte, ragazzi! A questo ultimo si riallaccia la canzone degli Oliver Onions.. flying through the air…climbing through the sky… Mi fermo. Penso che ognuno di noi abbia dei ricordi personali legati ai colori. Invito gli avatar e gli umani a raccontarli qui in questa cartolina.

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Se chi entra in Second Life con lo scopo di “Rifarsi una vita” e vuole

: dimenticare le miserie della vita di ogni giorno e inventarsene un’altra dove essere realmente ciò che si è: alti, belli, ricchi, indipendenti. Cambiando sesso ed età come si cambia abito, immaginandosi una biografia tutta nuova, a partire dal nome. Che poi non è il proprio, ma quello dell’avatar, l’alter ego digitale con cui gli iscritti di Second Life interagiscono fra loro. (Ruffilli)”

parte con il piede sbagliato e succede quello che è successo al ragazzo avatar incontrato nella Landmark di Materia.

Un bel giorno volando da una land all’altra mi sposto su Materia. So che lì incontrerò sicuramente qualcuno che sta giocando e costruendo qualcosa.

E’ un piccolo mostriciattolo nero in vena di confidenza.

“Mi trovi per caso. Sono tornato per salutare alcuni amici. Ormai ho abbandonato sl mi annoiavo troppo”

“Posso farti qualche fotografia?” ” Fai pure, usale come vuoi”

Da quel momento, sapendo che io lo osservo, inizia una serie di travestimenti:

“vedi vedi, posso trasformarmi come voglio”

“All’inizio mi entusiasmavo, poi che palle, sempre le stesse cose, sempre le stesse facce”

E le ragazze? accenno io

“Meglio andare in discoteca, in rl, lì c’è più sballo”

Intanto oltre ai travestimenti, mi lancia nello spazio con qualche trucco ed io rimango un po’ male, poi

con un fare un po’ da bullo mi dà fuoco, ma visto che io continuo ad essere gentile con lui mi dice:

“Beh, voglio farmi perdonare, ti regalo una discoteca, sei contenta?”

Sì, lasciate ogni speranza o voi che entrate in Second Life senza avere cultura, valori, principi, interessi, passioni, voglia di lavorare, o voi che inquinate con la vostra immoralità, faciloneria negli affari, imbrogli, interessi corporativi, non è posto per voi.

Second Life è un’altra cosa, tenterò di raccontarvelo prossimamente su questo schermo.


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Prima della lunga pausa estiva ho fatto un piccolo volo a caso e attratta da una splendida macchia verde sono dolcemente planata. Mi sto ancora guardando attorno perché mentre sotto i miei piedi le aiuole verdi sono già formate, il resto dell’isola è ancora da costruire completamente. Questo dà all’immagine la leggerezza delle cose sognate. Avevo scoperto il paradiso terrestre, ma, come spesso qui in Second Life, ero sola.

Oggi ho ripreso questa snapshot e mi sono accorta di una cosa fantastica. Bisogna avere occhi buoni ma con una lente potrete scoprirlo anche voi. Dietro le mie spalle nel centro esatto dell’anello verde giace un libro. Impossibile decifrare di quale libro si tratti e questo dà una possibilità in più per sognare. Se mi trovassi in un’isola deserta quale libro vorrei avere accanto?

Mi viene in mente l’affermazione di Maria Vailati, una docente di semiotica che per un po’ di anni mi accompagnò nella mia formazione artistica. Diceva pressappoco che anche con un solo libro, caposaldo della letteratura, si poteva ricostruire la vita dell’uomo. Analizzando un testo ci si poteva domandare: quando è stato scritto, in che epoca, in che paese? racconta una storia del presente, del passato o futuribile? quali sono le esperienze dell’autore, quali influenze può aver ricevuto? E continuando di questo passo mi sorgono infinite domande. Quale musica avrà ascoltato l’autore del libro, e il suo eroe od eroina, e la persona che sta leggendo il libro? Quali opere d’arte avranno apprezzato quali fatti politici, sociali accadevano sotto gli occhi dei vari personaggi ora e nel loro passato? Quali eventi avranno vissuto? Queste domande su un’isola deserta possono ricevere risposta solo dal bagaglio della memoria di chi si è perso con quel dato libro, ma per chi non è su un’isola e può ricercare le risposte è un percorso affascinante: una storia infinita.

No, non vi dirò quale libro vorrei avere su un’isola deserta, ma essendo una creatura avatar in SL con un click di mouse varierò il libro ad ogni fine lettura e così via….

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la bella botero

Due sono i modi di comunicare degli avatar. Dialogare attraverso la scrittura o parlarsi in voice, microfono e cuffia. I nostalgici rimangono fedeli al dialogo scritto che ha un grosso vantaggio: lo si può memorizzare in un qualsiasi file del tuo computer con un semplice richiamo a tools, copia e incolla. Le parole svaniscono nell’etere se non vengono registrate, cosa che per il momento non succede, se non programmato, e volano, lo dice anche un famoso detto.

Così può capitare che si usino in contemporanea i due mezzi di comunicazione: ascolti una conferenza o un dibattito seduto in un’arena e segui se vuoi i commenti scritti dei presenti, oltre ad osservare gli arrivi, seguiti dai saluti, dei vari avatar. Un esercizio superattivo. Perciò quando sei concentrato a seguire lo svolgimento della serata vedi o ascolti con la coda dell’occhio e dell’orecchio, in contemporanea, molte cose.

I vari VIP della scena, sì perché anche in Second Life ci sono le persone che contano, stavano dibattendo sullo stato dell’arte del mercato – argomento per il quale potevo anche un po’ distrarmi visto che per me la vendita è una rarità in RL e dubito molto che venderò le mie opere in SL – quando apparve sulla scena la Bella Botero.

Si è calata come una mongolfiera davanti al palco e visto che era difficile posizionarsi subito bene, sia per l’assetto stesso dell’avatar che per trovare posto – io ad esempio mi sono seduta più volte in posizioni strane, fino a che un avatar pietoso mi ha suggerito di cliccare direttamente su un pallino bianco e mi sono finalmente seduta in modo composto – si è instaurato un dialogo tra la gioiosa signora ed alcuni avatar.

Io ho avuto la presenza di spirito di fotografarla ma non altrettanto di memorizzare il dialogo, purtroppo.

L’argomento erano le scuse da parte della Bella Botero per il suo evidente ingombro e le rassicurazione da parte degli altri avatar che trovavano le sue proporzioni affascinanti, insolite e coraggiose, per concludere che grasso è bello e mette allegria. Effettivamente l’avatar di cui non so il nome dava l’impressione di essere una persona spiritosa e gioviale.

Un appello: gentilissima signora, desidero conoscerla, se legge questa breve cartolina può gentilmente presentarsi e fare un suo commento? La ringrazio anticipatamente.

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Ho trovato questo annuncio tra le poesie di Charlotte Strobele, e l’ho tradotto in immagine. Lo pubblico subito perchè se lo sapesse Marisa, sssh!

Pappagallino volato via
Riportare dietro ricompenso
Alla famiglia Baierl,
Secondo piano.

Dovete sapere che da quando sono nata in Second Life mi permetto di tradire la passione, che mi viene da lontano, per le immagini astratte: una astrazione che nasce da un pensiero fatto di parole che si tramuta in segni e colori e tenta di rappresentare qualcosa di originale.

La nascita della fotografia, all’inizio del secolo, ha sollevato l’artista dal dover raccontare la vita reale permettendogli di raccontare qualcosa di meno tangibile, legato più al suo mondo poetico. Ci si è sentiti finalmente liberi di sfogare le proprie passioni aiutati dall’avanzare della scienza. Le scoperte del macro e microcosmo hanno soppiantato con immagini di punti, linee, superfici e colori la realtà del quotidiano. In seguito, protagonista di immagini astratte, è diventato il suono: suono delle parole, suono musicale, suono e silenzio, suono e movimento.

Dopo la visione della terra dallo spazio che ha segnato un traguardo importante nella storia della modernità, oggi è il digitale l’attrazione fatale. Non tanto i campi magnetici scoperti da Kandinsky che danno movimento ed espressività ai suoi segni e ai suoi colori, ma la possibilità di creare mondi paralleli con un personal computer. La miniaturizzazione ci ha permesso di fare passi da gigante nella cibernetica. E mi chiedo, quale è la vera astrazione oggi?

Molti sono gli artisti che lavorano in Second Life creando installazioni e sculture fatte principalmente di geometrie che non si basano su regole che nel mondo reale possono bloccare l’immaginazione. Un pezzo di ferro può facilmente agitarsi nell’aria, senza peso e senza problemi di trattamenti particolari per ottenere colori impossibili. Si scelgono materiali che si rifanno sì a qualcosa di già esistente, ma che sfuggono alle loro stesse regole. Non si inventa mai nulla di veramente nuovo, si usa quello che già si conosce, ma senza i freni di una costruzione reale che per stare in piedi deve essere costruita con ferree regole. Un ponte fatto esclusivamente di luce ha la stessa funzione di un ponte in cemento: ci puoi camminare sopra anche se per un avatar è quasi uno sfizio il camminare, la prassi del suo agire è volare.

Ora, quale potrebbe essere una nuova astrazione per un artista che si trova in Second Life? Il mondo che lo circonda è una copia del mondo reale, ma…facciamo bene attenzione, l’atmosfera è completamente diversa. L’assenza del dolore, l’eterna giovinezza, il volare semplicemente con un comando, la bacchetta magica per costruire oggetti, sembrerebbero fantastici mezzi per scoprire nuovi orizzonti. Ma…c’è sempre un ma. Non dimentichiamo che siamo dentro un programma che ha i suoi limiti anche se a dire il vero può essere sempre migliorato dagli adepti della rete… e l’artista che usa questo strumento, quali spazi , quali margini di creatività trova usando una tastiera, uno schermo e un software? Il nemico è subito alle spalle, lo stereotipo.

Se si lavora per modelli, si è spacciati. Si dovrebbe lavorare fra gli interstizi del pensiero di chi elabora i programmi informatici e telematici in modo da sorprendere persino quelli che li hanno inventati. La scienza non ha limiti e il computer diventerà sempre più uno strumento sofisticato. Quale autonomia avrà l’artista nell’esprimere quello in cui crede? Determinante sarà la scelta di essere fedeli a se stessi.

Non ditelo a Marisa ma io oggi uso anche la figurazione e come avatar proseguo nel mio cammino di ricerca impegnandomi a farvi partecipi del mio mondo virtuale.

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Dove sono? Cosa sto guardando? Non ricordo. Ho un vuoto di memoria.

E’ una dimenticanza voluta oppure mi ritrovo in questo strano ambiente dalle tinte forti, che sta quasi per inghiottirmi, dopo un trauma subito in second life?

Difficile darsi una risposta. Sta di fatto che una cosa grave è accaduta ed io ho come l’impressione di essermi rifugiata nel primo spazio a portata di volo…

Mi sono resa conto che esistono le armi, vendita e uso. Senza conseguenze, un avatar non può essere ammazzato. La sofferenza fisica non è prevista. Dietro una tastiera l’umano reagisce alle provocazioni con una risata oppure spaventato si consola pensando che ciò che sta accadendo in verità non lo tocca se non virtualmente.

E’ tuttavia quel “virtualmente” che mi fa pensare.

Entrare in un mondo parallelo può significare per alcuni ed anche per me il desiderio di trovare un mondo migliore, una specie di utopia o qualcosa di simile.

Ora non dico che vorrei un mondo alla Thomas More, anche se mi rendo conto che potrebbe risolvere molti problemi: nella città di Utopia il lavoro dura sei ore dopo le quali gli abitanti si dedicano alle lettere, al divertimento e soprattutto alla filosofia. Pensavo a Second Life come al posto ideale per trascorrere il tempo libero, dedicandomi ancora a ciò che è lo scopo della mia vita, l’arte. Invece man mano che scorrono i giorni, i mesi, ritrovo gli stessi problemi, le stesse intolleranze, le stesse prepotenze, le stesse difficoltà del vivere in Real Life, anche se lo ammetto in tono minore.

Purtroppo per quanti sforzi faccia non ricordo questo luogo. Che fare? Cosa mi sarà successo pochi minuti prima? Che soffra di un’amnesia freudiana?

Poi, un teleport mi ha riportata a casa sotto una comoda tenda.

Sdraiata sui miei cuscini guardo la struttura portante dove le mie poesie visive svettano nel cielo turchino, almeno finchè Second Life esiste. Sì, finalmente respiro.

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Un soldo per i tuoi pensieri.

Ti ho fotografata in una posa insolita per un avatar, nascosta dentro una scultura, mentre con il mouse mi immergevo nelle belle forme arancione visibili nella land di Post Utopia.

E’ melanconia o paura?

Noto una leggera venatura di tristezza, ti ricordavo allegra e spensierata, cosa ti è successo?

Forse hai compreso che arriva sempre il momento in cui bisogna farsi delle domande e, ancor più, darsi delle risposte.

Perchè sono nata, quale compito mi aspetta, chi sono. Sono un riflesso, una proiezione tridimensionale in un mondo bidimensionale, mi muovo come un automa, dipendo da un mouse e da un click. La mia esistenza è legata ad un personal computer, ai capricci del mio umano, ai sogni del cibernetico.

Ma allora hai anche paura.

Pochi gli amici, molti gli avatar sconosciuti, con il nome stampato sopra la testa per non dimenticare la loro appartenenza. E, gli spazi, che credevi immensi, intrappolati in un canovaccio teatrale che ti fa recitare il ruolo del momento, simili a quelli del film The Truman Show di Peter Weir, dove il personaggio Truman, vive in una realtà fittizia, a sua insaputa, mentre io, purtroppo, ne sono ben cosciente. Parli e a volte nessuno risponde, ciao, ciao, ciao ci si rivede alla prossima chat .

Ho l’impressione che sei di umor nero, forse è meglio che ti lasci sbollire, certo il tuo ritratto mi inquieta.

Non è che stai pregando?

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La prima cosa che vorrei è che chi vedesse questa immagine immediatamente sentisse il suono del piano-forte di Panirlipe e sottofondo il lieve tocco di Sarima.

Panirlipe, nome enigmatico, anagramma dell’anagramma dell’ anagramma dice il suo inventore, un musicista scrittore.

Nel suo blog si presenta con queste parole:

“La vita è come uno spartito, con un pentagramma ben tracciato e un tempo definito all’inizio. Ogni tanto questo cambia, diventa più movimentato. Le note presentano trilli e acciaccature, si spazia dai toni acuti a quelli più gravi. Le battute occupano uno spazio preciso e assomigliano agli anni che scorrono. A volte credi che il pezzo sia terminato invece giri pagina e davanti a te hai ancora molte righe. E poi ci sono i ritornelli che esegui con piacere se la musica ti convince, tiri dritto se non vedi l’ora di terminare.

Questo è un posto dove lasciare i pensieri, buoni o cattivi. Attendo che il vento o una gazza ladra se li porti via, senza discriminazioni”

Io non lo conosco ma so che lui e il suo pianoforte sono tutt’uno. La musica gli canta dentro e non so se è più sensibile il suo tocco o il tasto che lo riceve.

“Periodicamente, quando lo smonto per pulirlo o ammorbidire i feltri dei martelletti, ripenso a quell’edificio pieno di interiora e quarti di pianoforte. Controllo sempre l’interno, gli spazi fra l’arpa e la struttura di legno nella speranza di trovarci qualcosa, un segno, un segreto. Poi, prima di chiuderlo, lo pulisco con delle lozioni di mia creazione a base di lavanda o melissa.”

Io ne sento il profumo, voi no?

Panirlipe é un mio lettore: segue Sarima da quando è nata e i suoi commenti sono presenti lungo tutto il suo percorso. Sarima invece é un po’ pigra e pur leggendo divertita i suoi pezzi “musicali” e le sue variazioni non ha la sagacia e la prontezza di commentare le sue parole, ma ha deciso di farlo una volta per tutte dedicandogli questa cartolina.

Panirlipe capirà e mi perdonerà. Non è così?

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metamorfosi

Se incontrate questa tigre in second life avvicinatevi con cautela ma senza timore. Il suo aspetto potrebbe sembrare aggressivo ma dentro le batte un cuore umano.

Le unghie ben visibili, il muso teso in avanti, la coda orizzontale, tutto fa pensare che stia per saltarmi addosso, se non avessi visto con i miei occhi la sua nascita pochi minuti prima.

Sì perché ho appena assistito ad una inquietante metamorfosi.

Un piccolo avatar donna si è trasformato in una bellissima tigre. Tutto avviene alla luce del sole

Un esercizio di bravura? Ha forse risposto alla domanda della sua amica “che animale vorresti essere”? Vuole mantenere le distanze? Vuole farci paura?

Una cosa si può subito constatare: aver scelto le sembianze della tigre mette noi in condizione di inferiorità, potrebbe aggredirci e non avremmo scampo salvo trasformarci a nostra volta, in volatili.

Ma tra il decidere che uccello diventare e il realizzarlo noi saremmo già belle che azzannate.

Qui, sotto il sole di midday, tutto sembra chiaro e decifrabile: l’avatar può riprendere sembianze umane, può decidere di restare tigre e di andarsene in giro volando, può trasformarsi in qualche altro animale o scomparire nell’etere  con un exit.

Se dovesse, per caso, tentare di sbranarci, mal gliene coglierebbe. Per prima cosa siamo indistruttibili poi potremmo ricorrere a help , cliccare su report abuse e la tigre è belle che fritta.

“Mah…sei sicura che nella tigre batta un cuore umano? Non mi consta che l’avatar abbia un cuore nel suo inventario.”

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