Una testimonianza dei miei viaggi nel mondo virtuale di Second Life. Cartoline da spedire agli amici, semplici saluti o pagine di un diario da condividere con chi, ancora oggi, sa amare le piccole cose della vita. Immergersi in un quadro, volare in un’isola che appare e scompare, giocare a scacchi in una scacchiera virtuale, guardare attraverso una finestra, una parete, giocare con le bolle di sapone, salire su un cavallo alato, confondersi tra una siepe di fiori azzurri.
Ancora oggi se entro in Second Life nella biblioteca abbandonata di Archimedix Bulan trovo le mie cartoline e mi siedo, sola, su uno dei cuscini della gradinata che accoglieva gli ospiti, e mi rammarico del tempo che fugge e porta via con sè i miei pensieri più cari.
Ora in questa antologica, nella Galleria di Paolino Szczepanski, le ho riproposte accanto alla città blog. La figura di Archimedix, unico quadro fisso, sembra sorvegliare con occhi saggi i miei innumerevoli autoscatti: 5 monitor alternano immagini vecchie e nuove.
Gli ultimi lavori denunciano “l’ inquietudine di Sarima Giha” , altri rispecchiano la vita liquida dell’avatar e la mia.
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