Sarima immersa nell’ installazione di Gianky Lindman, avatar che mi auguro un giorno di incontrare.
Prendo in mano il prezioso catalogo della mostra “Origini dell’astrattismo – verso altri orizzonti del reale” (18 ottobre 1979/18 gennaio 1980) e leggo il testo del suo curatore Guido Ballo, che è diventato una bibbia per Marisa lungo tutto l’arco delle sue ricerche artistiche. Voglio capire da dove nasce la mia passione per il colore dopo l’immersione nel mondo in bianco e nero, corpo 8, di A G Fronzoni.
Quella mostra fece il punto sulla ricerca artistica dal 1885 al 1919 a 360 gradi. Io mi addentro a volo d’avatar solo sul colore. Il mio tuffo cromatico in second life mi stimola a ricordare ancora una volta il cammino che unisce l’arte alla scienza.
Sulle pareti della sezione didattica introduttiva alla mostra leggo uno stralcio dal “Trattato dei colori” di Goethe, edizione del 1810:
“Le ombre colorate
In un viaggio d’inverno nello Harz, discendevo verso sera per le pendici del Brocken: i fianchi delle montagne intorno e la landa erano coperti di neve; gli alberi e le rocce sparsi, e anche i gruppi di alberi e le masse rocciose, erano coperti di brina; il sole scendeva all’orizzonte in direzione delle acque stagnanti dell’Oder.
Durante il giorno, avevo già potuto notare che, contrastando con il tono giallastro della neve, le ombre apparivano leggermente violette; dovetti constatare che si coloravano di blu intenso in misura che le parti rischiarate emanavano un giallo più carico.
Ma quando il sole fu infine sul punto di sparire all’orizzonte, quando i raggi più tenui per i vapori della sera ricoprirono del più bel porpora il mondo intorno, l’ombra cambiò di colore e apparve di un verde che, per la sua limpidezza, poteva essere paragonato a quello del mare, e per la sua bellezza allo smeraldo. Il fenomeno divenne sempre più vivo: sembrava di essere trasportati in un mondo incantato, tanto gli oggetti erano immersi in questi due colori vivi e così armoniosi. Dopo il tramonto del sole, questo splendore svanì, dando luogo a un crepuscolo grigiastro e, a poco a poco, a una notte rischiarata dalla luna e le stelle ”
poi poco più avanti il primo principio di Chevreul: “Mettere del colore su una superficie non vuol dire solamente colorare di questo colore la parte della superficie sulla quale è stato applicato il pennello, ma vuol dire anche colorare del complementare di questo colore lo spazio che lo contorna” e a seguire il cerchio cromatico di Seurat, e quelli di Ostwald, Munsell, Itten
Un’altra didascalia racconta “…Noi non facciamo dipendere il talento di un pittore dalla maggiore o minore luminosità e dal cromatismo dei suoi quadri: sappiamo che con bianco e nero si possono fare dei capolavori e che si può dipingere colorato e luminoso senza alcun merito. Ma se questa ricerca del colore e della luce non è l’arte tutta intera, non ne è forse uno dei lati più importanti? Non è forse un artista, colui che si sforza di creare l’unità nella varietà con ritmi di tinte e di toni e che mette la sua scienza al servizio delle sue sensazioni? ..Paul Signac.
Per me oggi, che vivo in un mondo virtuale, le conquiste della tecnica diventano un ulteriore importantissimo mezzo per raccontare attraverso il colore nuove emozioni, nuove sensazioni.
Dal Nadir Magazine, una rivista on line leggo:
“Esistono diversi spazi colore: il modello HSB, per esempio, si basa su quella che è la percezione umana del colore, e definisce i colori usando tre caratteristiche quali Tonalità (Hue), Saturazione (Saturation) e Luminosità (Brightness). Il modello RGB invece definisce i colori partendo dai colori primari, opportunamente mescolati (o, se vogliamo, sommati: ecco perché si chiamano anche colori additivi). Il modello CMYK (Ciano, Magenta, Giallo e Nero) trae origine invece dal mondo della stampa, perché si basa sulla mescolanza degli inchiostri di questi quattro colori per generare tutti gli altri. Va citato infine il modello CIE L*a*b* (CIE sta per Commission International d’Eclairage), creato per essere indipendente dalla periferica, e che classifica i colori usando un valore di luminosità e due valori cromatici, uno che varia dal verde al rosso, e l’altro dal blu al giallo.”
La ricerca scientifica prosegue il suo cammino alla scoperta di nuove frontiere e la storia degli uomini si arricchisce, nella consapevolezza che non ci sarà mai, fin che c’è vita, la parola fine.
Questo è il mio primo tuffo nel colore ne seguiranno altri perchè in second life difficilmente la vita è in bianco e nero, salvo qualche sfumatura casuale o voluta di grigi avatar. Alla prima occasione ve li farò vedere.
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