Vi presento Roxelo Babenco a.k.a. Rosanna Galvani e il suo museo
Ha realizzato il suo sogno: uno spazio enorme, modulare, malleabile, fluttuante dove accogliere artisti da tutto il mondo e le loro opere. Dialogare su diversi temi esistenziali, parlare di poesia , fare spettacoli, ascoltare musica ed avere una intera orchestra, questo è il suo museo. Nasce virtuale ma un po’ alla volta si espande anche nella vita reale perchè tutti gli artisti coinvolti sono veri, esistono e non sono prigionieri dei loro pixel.
Roxelo dà fiducia a molti artisti, anche ai giovanissimi, noti e meno noti, sapendo che la qualità si acquista con il tempo e lo studio. Perciò preferisce non bloccare sul nascere il desiderio di una persona di esprimersi artisticamente perchè lei non si definisce una esperta d’arte ma una promoter. Non escludendo a priori avrà sicuramente la possibilità di scoprire nuove forme d’arte e personaggi che le daranno grandi soddisfazioni. Questo penso del suo continuo e a volte massacrante lavoro, legata giorno dopo giorno ad una tastiera che magicamente parla con il mondo intero.
Molti musei su questa terra odorano di muffa, di privilegi, di affarismo, di immobilità, senza uno sguardo rivolto al futuro ma chiusi nei loro millesimi edili e mentali. Finalmente un po’ d’aria!!!
Le pareti sono di vetro trasparente e un avatar può attraversarle senza alcuna difficoltà, a volte possono diventare di legno a grandi strisce se l’artista necessita di un diverso sfondo per le sue opere. I moduli cubici si susseguono uno dopo l’altro variando la loro posizione a seconda delle opere che vengono presentate. Il tutto sembra far parte di un grande respiro con ritmi che si adeguano alle diverse iniziative.
Se roxelo un giorno volesse togliere i profili neri e sostituirli con metacrilato opalizzato, sembrerebbe ancora di più una struttura eterea senza confini tra cielo, terra e acqua, puro contenitore di pensieri materializzati. Ma questo è un po’ un mio vizio di sperimentare sempre e poi non ho la certezza che tutto non si mescoli visivamente. Potremmo fare una prova in una piccola parte del museo che ne dici roxelo? Tanto lei può.
Da questa poltroncina trasparente, comodamente seduta, osservo l’intera struttura, basta muovere il mouse come in un video gioco e il tempo scorre veloce. Non sei in fila a fare il biglietto, non hai un tempo limitato di permanenza nel museo, non devi correre lungo il percorso della mostra senza fermarti, senza un sedile per osservare le opere, perchè altrimenti freni l’afflusso della gente.
il museo del metaverso: cubo cosmico pronto ad esplodere
in mille grandi teche
Per capire le dimensioni, in basso a destra accanto al riquadro grigio scuro c’è un avatar, forse con una lente d’ ingrandimento lo si potrebbe vedere meglio.
Questo è un percorso fra i tanti possibili
sullo sfondo una montagna e il cappello di roxelo
torre bianca sempre in movimento
I colori prismatici corrono lungo le pareti, quasi tutto è in movimento. Se ti avvicini alle sculture puoi persino confonderti con esse, farne parte, giocare.
vortice, spirale, cono, si apre e si chiude, scorre l’essenza del tempo
visione a tutto tondo
un orchestrina per danzare , appare e scompare sotto i miei occhi
sono strumenti, suoni e musicisti, mentre note di diverso colore si spandono nell’aria anche visivamente.
sculture, torri arabescate, geometriche, intrecci di colori e texture, ti vengono incontro e ti salutano.
Mi piace questo vagare solitario, emozionante e danzare tra le opere degli avatar.
geometrie sospese che fermi con lo scatto di una macchina fotografica invisibile
rame, ferro, plastica, legno, vetro, metacrilato, nastri, punti, linee ed infine anche tessuti fatti di arcobaleni
Sono tornata anche ieri ed ho notato subito una novità. Il museo si è spostato per metà sott’acqua, onde marine lo lambiscono e in un angolo ho visto un giardino. Sculture colorate in fila sembravano godere del paesaggio. Sogno o son desta?
Potrei continuare ancora per molto, ma ci ritroveremo in una puntata tutta dedicata al personaggio Roxelo Babenco, e naturalmente anche ad altre opere d’arte.
http://museometaverso.blogspot.com/2009/01/il-museo-del-metaverso-visto-da-sarima.html#links
🙂
Forse Marcel Duchamp pensava a persone come te quando ha scritto questa frase:
“L’opera d’arte non è che un mezzo per guardare al di fuori da essa ed è proprio colui che guarda a dare valore al quadro. L’arte non è più apparenza, ma idea.”
Grazie per la delicatezza con la quale si è avvicinata ai nostri sogni, in punta di piedi, rispettandone l’arcigna fragilità…
Vale la pena vedere i video dell’intervista di arco Rosca aGiuseppe Stampone, dove si affronta il tema della trasfigurazione dell’opera d’arte, proprio mediante la fruizione del visitatore e dove si parla anche dei luoghi dela storia (musei) e dell’arte globale.
ecco i link:
http://uqbar-mediaartculture.ning.com/video/video/show?id=2240518%3AVideo%3A9302
http://uqbar-mediaartculture.ning.com/video/video/show?id=2240518%3AVideo%3A9312
Nessuno Myoo: grazie a te per avermi compresa. Ho visitato il tuo blog e a quanto pare condividiamo la passione per la musica e per l’arte. Sicuramente ci incontreremo in sl a qualche concerto o ad una esposizione. A presto
Roxelo: ho ascoltato l’intervista che Arco Rosca ha fatto all’artista Giuseppe Stampone (stempuan) e condivido molte cose, quando poi ha raccontato l’ultima sua opera l’ho trovato geniale. Mi piace anche quando dice che il pensiero di oggi non è detto che sia il pensiero di domani. La sua capacità di mettersi in gioco e di essere disponibile ogni volta a rinnovarsi per me è una virtù. Tutti corriamo il rischio di estremizzare i nostri concetti. Condivido l’idea che un’opera d’arte è dichiarata tale quando da privata, attraverso il suo fruitore diventa pubblica. Ma per essere opera d’arte, l’uno deve metterci dei contenuti e l’altro deve avere una sensibilità adeguata per saperli leggere. Penso che Duchamp avesse lanciato questa idea come paradosso per i suoi ready-made, ma che poi abbia influenzato il pensiero contemporaneo.
mica male roxelo babenco, il suo cappello mi intriga molto e anche i suoi abiti. E pensare che a me non piace il nero addosso. Però tutto il resto è molto colorato e vivace, anche le note che escono dall’orchestrina.
Grazie Sarima, ti ringrazio ancora per l’attenzione che hai sempre riservato a me e al museo!