Tra i monti virtuali di Second Life sorge la Biblioteca Archimedica, uno spazio che raccoglie libri del passato, di attualità e avveniristici e li mette a disposizione degli avatar scrittori e lettori.
biblioteca archimedica
Ora è momentaneamente chiusa ma ogni tanto passo di lì perchè al suo interno sono ancora visibili le mie prime cartoline e il mio libro autobiografico.
Per la mostra di Vercelli dal titolo :
Scrivere è chiedermi come è fatto il mondo“La poesia tra parola e immagine”
curata da Dario Gaito e Paola Caramel
ho scelto una istantanea della libreria, scattata un attimo prima che l’architettura dell’edificio semi trasparente si consolidasse sullo schermo. Prima degli scaffali sono apparsi sullo sfondo della montagna un po’ alla volta i libri. Io ne ho aggiunto uno: “Neve” di Maxence Fermine, che fa parte della trilogia dei colori.
Poi mi sono soffermata su un dialogo tra il maestro Soseki e Yuko, il protagonista del racconto.
“Yuko tu sarai completo come poeta solo quando nella tua scrittura fonderai nozioni di pittura, di calligrafia, di musica e di danza. E, soprattutto, quando padroneggerai l’arte del funambolo”
“Perché mai dovrebbe giovarmi l’arte del funambolo?” Soseki poggiò una mano sulla spalla del giovane, come aveva fatto un mese prima.
“Perché? In verità, il poeta, il vero poeta possiede l’arte del funambolo. Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un’opera, di una storia adagiata su carta di seta…….”
il funambolo
… il funambolo guarda dritto davanti a sé, è centrato sul suo equilibrio, non si lascia distrarre da ciò che lo circonda, vede solo un punto all’infinito.
Il poeta invece deve saper guardare ovunque, l’infinitesimale nascosto nelle pieghe del mondo, deve scavare, portare alla luce, dare respiro alle cose asfittiche. Forse è un minatore di vene aurifere sotterranee.
Il poeta è molto più di un funambolo.
la biblioteca archimedica è già bella nel nome, una di quelle cose che non sarebbe neppure necessario visitare perché il solo pensiero che esiste fa stare bene.
Io direi che il funambolo non ha paura del vuoto. Il poeta invece, questo vuoto deve riempirlo.
sia i pensieri di Donatella che il concetto di vuoto di Pani mi piacciono molto.
se posso aggiungere qualcosa, guardando i passi del funambolo immagino le mille difficoltà che deve affrontare, quali l’aria che lo circonda, il peso, l’elasticità del filo, la concentrazione, i riflessi pronti a qualsiasi imprevisto e non penso che la meta sia importante, ma il suo percorso da brivido è quello che emoziona. Il poeta a sua volta se non mette nelle parole che si susseguono una dopo l’altra tutto il suo sapere e non trova l’equilibrio giusto che va di volta in volta calibrato difficilmente raggiunge la meta.
pani, a proposito di biblioteca archimedica ,sto per mettere su flickr una serie di immagini abbinate ad un concerto di MITO, rassegna teatrale milanese. libri e musica. e tu, i tuoi strumenti? il pianoforte, la chitarra…?
ps. un suggerimento, sta attento ai sorrisi…possono far ingrassare! eheheh!!!